Giubileo della Misericordia I gesti

Le opere di misericordia spirituale

CONSIGLIARE I DUBBIOSI
Non sempre la realtà si lascia mettere a fuoco facilmente. L'inquietudine, l'incertezza, il dubbio fanno parte della nostra esperienza quotidiana. Ci accompagnano ma possono anche diventare un'ossessione, un muro che ci separa dall'esistenza. Consigliare significa aprire uno spiraglio, è un dono che restituisce forza.
INSEGNARE A CHI NON SA
Madre di tutte le povertà è l'ignoranza. Nelle faccende del mondo ma anche in tutto quello che possediamo di più intimo e decisivo. Non conoscere equivale spesso a non conoscersi, a lasciarsi trascinare dalle emozioni, da paure che restano senza nome. A vivere si impara. E ognuno può essere, di volta in volta, discepolo e maestro.
AMMONIRE I PECCATORI
Nessun errore è mai senza ritorno. Correggersi è però impossibile se non si sa di sbagliare. Non si tratta di sottoporsi ad accuse o recriminazioni, ma di lasciare aperto il cuore alla possibilità del cambiamento. Santi e peccatori camminano ogni giorno insieme per le strade del mondo. Quel che conta è decidere da quale parte stare.
CONSOLARE GLI AFFLITTI
L'ora del pianto arriva per tutti e niente è più doloroso del rimanere soli ad asciugare le proprie lacrime. Dove non arrivano le parole, arrivano i gesti essenziali di chi si avvicina per prendere almeno una parte della nostra sofferenza. Un abbraccio, una stretta di mano, un segno che dica: ci sono, sono con te.
PERDONARE LE OFFESE
È il perdono che muove il mondo. Non la violenza che inchioda la vittima alla sua sconfitta. Non la legge del più forte, che si serve di baluardi per imporre le proprie ragioni. Il perdono restituisce leggerezza, rende possibile il riscatto. Tutti ne abbiamo bisogno, presto o tardi. Meglio essere i primi, adesso, a perdonare.
SOPPORTARE PAZIENTEMENTE LE PERSONE MOLESTE
Ci sono difetti che non siamo disposti a tollerare. Specie se assomigliano così tanto ai nostri, specie se mettono alla prova i nostri limiti. Non ne vogliamo sapere, giriamo al largo. Un modo come un altro per sfuggire a noi stessi, in fondo. Ma gli insopportabili non esistono, esiste solo la nostra mancanza di sopportazione.
PREGARE DIO PER I VIVI E PER I MORTI
Siamo tutti contemporanei agli occhi di Dio. Vicino e lontano sono categorie che svaniscono anche se applicate al tempo, oltre che allo spazio. Chi ci ha preceduto sta a fianco di chi è appena arrivato e per tutti, per ciascuno, può essere pronunciata la parola che supera ogni barriera e rende attuale, per sempre, l'amore.

Le opere di misericordia corporale

DAR DA MANGIARE AGLI AFFAMATI
Prima il pane. Dove c'è fame non c'è misericordia, né dignità, perché il bisogno espone al ricatto e nessun bisogno è tanto forte come quello di nutrirsi. Ma prendere posto a tavola non soddisfa solo una necessità fisica. È iniziare una relazione, è esporsi al rischio e alla bellezza dell'incontro, Prima il pane, dunque.
DAR DA BERE AGLI ASSETATI
La Parola di Dio viene dal deserto. Gli uomini che per primi l'hanno ascoltata conoscevano l'arsura e quindi sapevano quant'è preziosa l'acqua. I deserti di oggi sono distese di sfruttamento e diseguaglianza. Ogni pozzo lasciato asciutto è uno scandalo che accresce la sete del mondo. E la sete d'acqua è sempre sete di giustizia.
VESTIRE GLI IGNUDI
Il mantello di san Martino ha mille forme, mille aspetti differenti. Una giacca buttata sulle spalle, una coperta che avvolge la fatica, un telo che si muove nel vento. Nudi si viene al mondo e nudi si torna alla terra, è vero, ma per il resto dei nostri giorni cerchiamo vestiti per proteggerci, stoffe per custodirci nel pudore.
ALLOGGIARE I PELLEGRINI
Da dove sono arrivati non importa. Fuori fa buio, il buio porta il freddo e questa notte una stuoia gettata per terra vale quanto il letto più sontuoso. Così ogni casa, se condivisa, diventa una reggia. I pellegrini non viaggiano per piacere, ma per destino. Siamo noi, quando ci mettiamo in strada per trovare la verità della vita.
VISITARE GLI INFERMI
Si ascolta il cuore, per iniziare. E ci si cerca con lo sguardo, intanto, perché la malattia più terribile è quella che consegna alla solitudine e abbandona allo spavento. A casa o in corsia, nel grande ospedale da campo che sta diventando il mondo, c'è sempre un cuore che chiama, c'è sempre uno sguardo al quale rispondere.
VISITARE I CARCERATI
Il tempo va più lento, dall'altra parte delle sbarre. Avanza inesorabile, niente riesce più a riempirlo. Ma in cella tutti hanno una storia da raccontare e allora, da uomini liberi, si va dall'altra parte. Ci si lascia rinchiudere, almeno per un po'. Ci si lascia dietro qualcosa, come sempre: la materia luminosa della speranza.
SEPPELLIRE I MORTI
Tutto è compiuto, come quel giorno sulla croce. E tutto, come quella volta, deve ancora incominciare. Riparte da qui, da questo corpo ridotto all'essenziale, da questa memoria della vita che ci è toccata in dono e che adesso, dono perfetto, va riconsegnata. Fine e principio, morte e rinascita. La pietà è il segno di ogni attesa.
Created By
Caruso Paolo Giuseppe
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