Le città e le regioni saranno attori fondamentali per la prevenzione, il riciclo e il riuso dei rifiuti Intervista con Domenico Gambacorta

Domenico Gambacorta, Relatore del Comitato Europeo delle Regioni per il parere sulle Proposte legislative che modificano le direttive sui rifiuti

Quale è il suo punto di vista sul pacchetto di misure inerenti l’economia circolare proposto dalla Commissione europea e, nello specifico, sulla proposta di modifica delle direttive sui rifiuti?

La transizione verso un modello di economia circolare può creare numerose opportunità,

a cominciare dal miglioramento complessivo dell’ambiente e dalla riduzione della dipendenza del continente dalle importazioni.

Ciò, peraltro, in un momento in cui la competizione internazionale è in forte crescita. Le misure contribuiranno, inoltre, ad evitare l’aumento della produzione dei rifiuti, incrementando il riciclo e il riutilizzo.

Perché necessitiamo di una nuova definizione di “rifiuti urbani”?

E’ indispensabile un insieme chiaro di definizioni armonizzate nelle diverse direttive in materia di rifiuti.

L’obiettivo è quello di realizzare un modello in linea con il catalogo europeo dei rifiuti al fine di evitare ambiguità e difficoltà di attuazione, oltre a disporre di dati comparativi sui progressi compiuti dagli Stati membri e dalle regioni. Tale modello è particolarmente importante per le nuove definizioni proposte per "rifiuti urbani", "processo finale di riciclaggio", "riempimento", "preparazione per il riutilizzo" e "rifiuti organici".

Sembra che in Europa i dati inerenti la gestione dei rifiuti siano incomparabili. Come intende convincere tutti i partner europei ad armonizzare il metodo di calcolo? Ritiene che ciò sia necessario?

Il miglioramento della qualità, l’affidabilità e la comparabilità dei dati è sicuramente un'altra questione che non si può trascurare.

Serve un punto di ingresso unico per tutti i dati relativi ai rifiuti.

Da un lato, gli obblighi obsoleti in materia di comunicazione vanno soppressi, dall’altro, sono necessari il confronto tra i metodi nazionali di comunicazione e l’introduzione di una relazione di controllo della qualità dei dati.

Il suo parere richiama obiettivi ambiziosi ma realistici da integrare all’interno delle direttive riviste. Ridurre la quantità di rifiuti urbani al 10% entro il 2025 e aumentare la preparazione per il riuso e per il riciclo dei rifiuti urbano almeno al 70% entro il 2030. Come spera di convincere i suoi partner che investire in questo settore possa creare valore aggiunto? Ritiene debbano esserci ulteriori opportunità di finanziamento, come incentivi, a favore di autorità locali e regionali?

Tali obiettivi sono stati già delineati da importanti strumenti di programmazione come il “Settimo programma d’azione per l’ambiente”.

Inoltre, diversi programmi nazionali di prevenzione dei rifiuti contengono già obiettivi quantitativi, ma diversificati per settori e tipi di rifiuti e con una serie di diversi orizzonti temporali. Il compito dell’Unione Europea è quello di provare a rendere omogenei tali indicatori per tutti gli Stati membri, sia pure con differenti scadenze in funzione delle singole situazioni specifiche.

La prevenzione dei rifiuti è il modo più efficace per migliorare la gestione delle risorse e ridurre l’impatto sull’ambiente.

Al fine di favorire l’applicazione della gerarchia dei rifiuti, si rende necessaria l’introduzione di incentivi finanziari mirati alla realizzazione degli obiettivi di prevenzione e riciclaggio degli stessi: tasse sul collocamento in discarica e sull’incenerimento, tasse sui rifiuti proporzionali alle quantità prodotte, regimi di responsabilità estesa del produttore e incentivi per le autorità locali.

Perché è così importante il ruolo delle autorità locali e regionali nella prevenzione e nella gestione dei rifiuti? Quali sono le maggiori sfide per questi livelli di governo?

Una transizione verso un’economia circolare richiede un approccio olistico con il coinvolgimento di tutti i livelli di governo e di molti ambiti della politica. L’economia circolare non riguarda solo la gerarchia del ciclo dei rifiuti, ma anche la gerarchia territoriale, essendo proprio gli enti locali e regionali quelli maggiormente vicini ai cittadini-utenti e, pertanto, ai loro bisogni. Per tale motivo, gli enti locali e regionali sono gli attori chiave di questo processo, attraverso la promozione e la prevenzione dei rifiuti, la definizione ed attuazione di una gestione dei rifiuti efficace che punti sul riciclaggio, riutilizzo e recupero, l’adozione di strumenti economici che promuovano la gerarchia dei rifiuti. Al tempo stesso, è di fondamentale importanza i cittadini e imbastire strategie che possano far diventare i rifiuti forza trainante per le economie circolari locali. Sotto quest’ultimo punto di vista,

ritengo che un grandissimo obiettivo politico da raggiungere sarebbe l’istituzione di un apposito Patto dei Sindaci sulla Gestione dei rifiuti

che – prendendo spunto da quanto di buono fatto con tale strumento nel settore dell’energia – possa creare grande adesione tra gli amministratori locali e facilitare il raggiungimento di questi importanti obiettivi posti dal nuovo pacchetto di misure.

Che tipo di benefici può offrire l’economia circolare ai cittadini europei?

Le quattro proposte legislative della Commissione introducono nuovi ambiziosi obiettivi in tema di riuso, riciclo e smaltimento in discarica. Da questo punto di vista, sono convinto che l’economia circolare debba essere ambiziosa ma allo stesso tempo realistica. Gli obiettivi vanno messi in pratica e non devono rimanere solo sulla carta. Per questo motivo serve avere un approccio equilibrato. Come il nome stesso ci indica, abbiamo bisogno della componente circolare, ovvero dell’aspetto ambientale e della componente economica con i profitti.

Approfondendo l’analisi, i vantaggi per i consumatori, per le imprese, per l’ambiente e per le nostre economie sono chiari:

entro il 2030, saremo in grado di creare 2 milioni di nuovi posti di lavoro, di incrementare il nostro PIL di quasi l’1% e di aumentare la nostra produttività del 30 %.
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