Vi racconto una storia! la parabola dell'acquedotto

Voglio condividere con voi un libro, “The parabole of the pipeline”. E questa “Parabola dell’acquedotto” è un grande regalo, per far capire come si può disegnare in modo intelligente il nostro futuro. Ed io non voglio storpiare le sue parole e quindi ve la scrivo. Siete d’accordo?

L’avrei scritta comunque!

La parabola dell’acquedotto. C’erano una volta, tanto tempo fa, due ambiziosi cugini di nome Paolo e Bruno che vivevano, uno accanto all’altro, in un piccolo villaggio in Italia. I due giovani erano molto amici e grandi sognatori. Parlavano senza fine di come un giorno, sarebbero diventati gli uomini più ricchi del villaggio; erano entrambi intelligenti e buoni lavoratori. Tutto quello che serviva loro era un’opportunità. Un giorno quell’opportunità arrivò.

Il villaggio decise di assumere due uomini per portare l’acqua dal vicino fiume ad una cisterna nella piazza del villaggio. Il lavoro fu affidato a Paolo e Bruno. Tutt’e due presero un secchio e si diressero verso il fiume. Alla fine della giornata avevano riempito completamente la cisterna. Gli anziani del villaggio li pagarono un centesimo per ogni secchio d’acqua trasportato.

- Questo è il nostro sogno che si è avverato! urlò Bruno,

- Non riesco a credere alla nostra fortuna …

Ma Paolo non ne era tanto convinto.

La schiena gli faceva male.

E aveva le vesciche sulle mani dal portare pesanti secchi.

Aveva l’incubo di alzarsi e di andare a lavoro la mattina successiva.

Si ripromise di trovare un sistema migliore per portare l’acqua dal fiume al villaggio.

- Bruno, ho un piano.

Disse Paolo la mattina dopo mentre prendevano i loro secchi e andavano verso il fiume.

- Invece di portare i secchi avanti e indietro per qualche centesimo al giorno, costruiamo un acquedotto dal fiume al villaggio.

Bruno si fermò impietrito.

- Un acquedotto? Non si è mai sentita dire una cosa simile! Urlò Bruno.

- Abbiamo un ottimo lavoro. Io posso trasportare cento secchi al giorno … ad un centesimo a secchio fanno un Euro al giorno. Sono ricco! Alla fine della settimana posso comprarmi un paio di scarpe nuove. Alla fine del mese una mucca. Dopo sei mesi posso costruirmi una nuova capanna. Abbiamo il lavoro migliore del villaggio.

Abbiamo i fine settimana liberi e due settimane di vacanza spesati ogni anno. Siamo al posto giusto per il resto della vita. Lascia perdere il tuo acquedotto.

Ma Paolo non si lasciava scoraggiare facilmente.

Spiegò pazientemente il piano dell’acquedotto al suo migliore amico. Paolo avrebbe lavorato parte della giornata trasportando secchi e l’altra parte della giornata e i fine settimana a costruire il suo acquedotto.

Sapeva che sarebbe stato un lavoro pesante scavare un fosso nel terreno pietroso. Siccome veniva pagato per ogni secchio d’acqua, sapeva che all’inizio il suo reddito sarebbe calato. Sapeva anche che ci sarebbe voluto un anno, forse due, prima che il suo acquedotto generasse dei grossi guadagni.

Ma Paolo credeva nel suo sogno e si mise a lavoro.

Bruno e gli abitanti del villaggio cominciarono a prendere in giro Paolo, chiamandolo Paolo, l’uomo dell’acquedotto. Bruno - che guadagnava quasi il doppio di Paolo – sfoggiava i suoi nuovi acquisti. Comprò un asino, con tanto di sella nuova in pelle, che teneva legato fuori dalla sua capanna a due piani. Comprò vestiti vistosi. Mangiava cibi pregiati alla locanda. Gli abitanti del villaggio lo chiamavano Signor Bruno e lo acclamavano quando offriva da bere alla taverna. E ridevano di cuore alle sue barzellette.

Mentre Bruno riposava sull’amaca le sere ed i fine settimana, Paolo continuava a scavare il suo acquedotto. Nei primi mesi Paolo non vedeva i risultati dei suo sforzi. Il lavoro era duro. Anche più duro di quello di Bruno, perché Paolo lavorava anche la sera ed i fine settimana.

Ma Paolo continuava a dirsi che i sogni del domani si costruiscono col sacrificio di oggi. Giorno dopo giorno scavava un centimetro alla volta.

- Centimetro dopo centimetro è facile.

Canticchiava a se stesso mentre affondava il piccone nel terreno pietroso. I centimetri diventarono un metro; poi dieci metri. Poi venti metri. Poi cento.

- Il dolore a breve termine porta guadagni a lungo termine.

Diceva a se stesso mentre barcollava fino alla sua umile capanna, esausto per un altro giorno di lavoro. Misurava il suo successo fissando e raggiungendo i suoi obiettivi quotidiani. Sapendo che nel tempo i risultati avrebbero di gran lunga superato i suoi sforzi.

- Tieni gli occhi sul premio.

Ripeteva a se stesso continuamente, mentre scivolava nel sonno accompagnato dal suono delle risate proveniente dalla taverna del villaggio.

- Tieni gli occhi sul premio. E si addormentava.

I giorni divennero mesi. Un giorno Paolo si rese conto che il suo acquedotto era metà finito. Quindi voleva dire che doveva fare metà strada per riempire i suoi secchi. Quindi Paolo impiegò il tempo che risparmiava per lavorare al suo acquedotto. Il giorno del completamento del lavoro si avvicinava sempre più rapidamente.

Durante le pause di riposo di Paolo, guardava il suo vecchio amico Bruno trasportare i secchi. Le spalle di Bruno erano sempre più incurvate. Era ingobbito dal dolore. I suoi passi rallentati dalla fatica quotidiana. Bruno era arrabbiato … imbronciato, risentito dal fatto che era condannato a trasportare secchi. Giorno dopo giorno. Per il resto della sua vita.

Quando i gestori della taverna vedevano arrivare Bruno sussurravano

- Arriva Bruno, l’uomo del secchio.

E ridacchiavano quando l’ubriaco del villaggio mimava la postura ricurva e l’andatura strascicata di Bruno.

Bruno non offriva più da bere a tutti e non raccontava più barzellette. Preferiva sedere da solo in un angolo buio circondato da bottiglie vuote.

Alla fine arrivò il grande giorno.

Il grande giorno di Paolo. L’acquedotto era finito. Gli abitanti del villaggio si affollarono intorno, mentre l’acqua sgorgava dall’acquedotto. Ora che il villaggio aveva un costante rifornimento d’acqua fresca, le persone della campagna circostante si trasferirono nel villaggio che crebbe e prosperò. Una volta completato l’acquedotto Paolo non doveva più trasportare secchi d’acqua. L’acqua scorreva che lui lavorasse o non. Scorreva mentre mangiava. Scorreva mentre dormiva; scorreva i fine settimana mentre giocava. Più l’acqua scorreva nel villaggio più soldi scorrevano nella tasche di Paolo. Paolo, l’uomo dell’acquedotto diventò noto come Paolo, l’operatore dei miracoli.

I politici lo lodavano per la sua visione e lo pregavano di candidarsi come Sindaco. Ma Paolo sapeva che quello che aveva raggiunto non era un miracolo: era soltanto il primo stadio di un grande, grande sogno. Paolo aveva progetti che andavano molto oltre il suo villaggio. Paolo progettava di costruire acquedotti in tutto il mondo.

L’acquedotto tolse il lavoro a Bruno, l’uomo del secchio. E Paolo era addolorato nel vedere il suo vecchio amico mendicare qualcosa da bere alla taverna, quindi Paolo fissò un incontro con Bruno.

- Bruno, sono venuto a chiedere il tuo aiuto.

Bruno raddrizzò le spalle curve ed i suoi occhi scuri guardarono Paolo di traverso.

- Non prendermi in giro.

Sibilò Bruno.

- Non sono venuto qui per gongolare

Disse Paolo,

- Sono venuto qui per offrirti una grande opportunità d’affari. Ci sono voluti due anni per costruire il mio primo acquedotto, ma ho imparato molto in questi due anni. So quali strumenti usare, dove scavare, come posare i tubi. Ho preso appunti mentre procedevo ed ho sviluppato un sistema che mi permetterà di costruire un altro acquedotto. E poi un altro. E poi un altro, …

Potrei costruire un acquedotto all’anno da solo, ma quello non sarebbe il modo migliore di impiegare il mio tempo. Quello che penso di fare è di insegnare a te e ad altri come costruire un acquedotto. E che loro insegnino ancora ad altri, finché non c’è un acquedotto in ogni villaggio della zona. Poi un acquedotto in ogni villaggio del paese. Poi un acquedotto in ogni villaggio del mondo.

- Pensa

Continuò Paolo,

- Potremmo guadagnare una piccola percentuale per ogni litro d’acqua che passa in quegli acquedotti. Più acqua scorre attraverso gli acquedotti più soldi scorreranno nelle nostre tasche. L’acquedotto che ho costruito non è la fine del sogno, è solo l’inizio.

Bruno finalmente vide il quadro più grande. Sorrise, tese la sua mano callosa al suo vecchio amico, si abbracciarono come amici ritrovati dopo tanto tempo.

Gli anni passarono, Paolo e Bruno si erano già ritirati da molto tempo. La loro attività mondiale di acquedotti stava ancora pompando milioni di Euro all’anno nei rispettivi conti bancari. A volte, nei loro viaggi per le campagne, Bruno e Paolo incontravano giovani che trasportavano secchi d’acqua. I vecchi amici d’infanzia allora si fermavano e raccontavano la loro storia ai giovani. E offrivano loro la possibilità di aiutarli a costruire un proprio acquedotto. Alcuni ascoltavano e prendevano al volo l’opportunità di costruire un’attività negli acquedotti, ma sfortunatamente la maggior parte dei portatori di secchi frettolosamente scartavano l’idea dell’acquedotto. Paolo e Bruno sentivano sempre ripetere le stesse scuse.

- Non ho tempo

- Un amico mi ha detto di conoscere un amico di un amico che ha cercato di costruire un acquedotto e ha fallito.

- Solo quelli che sono entrati all’inizio guadagnavano sugli acquedotti.

- Ho trasportato secchi tutta la vita, preferisco continuare a portare secchi.

- So di persone che hanno perso soldi nell’affare degli acquedotti. Non è per me.

Paolo e Bruno erano rattristati dal vedere quante persone non avevano visione. Entrambi si rassegnarono al fatto che vivevano in un mondo di portatori di secchi e che solo una piccola percentuale di persone avevano il coraggio di sognare il sogno dell’acquedotto.

Siete dei portatori di secchi o dei costruttori di acquedotti?

Chi è il portatore di secchi?

E’ chi cade nella trappola “tempo per soldi”. Perché è una trappola?

Perché vieni pagato soltanto quando porti i secchi. Il sottocuoco apprendista avrà un secchiello. Chi fa l’avvocato o il medico avrà un altro secchio. Qual è la differenza? Portare secchi più piccoli o secchi più grandi. Ma il punto è non quanto grande è il tuo secchio – arriveremo dopo a questo. Definiamo se siamo o non siamo dei portatori di secchi. O se siamo o non siamo dei costruttori d’acquedotti. Perché qualunque sia la grandezza del secchio, è una trappola perché guadagnerete solo a condizione che porterete i secchi. L’acquedotto invece sfrutta sempre un effetto che si chiama leva.

Chi costruisce acquedotti sono persone che imparano a produrre ricchezza non contando sul proprio tempo ma facendo leva sul proprio tempo. Quindi in un caso vale la formula “tempo per soldi”,

in un caso inizi a capire “l’effetto leva”.

Non bisogna lasciare il lavoro. Non bisogna mettere a repentaglio quello che si fa. Sto dicendo: non portiamo solo secchi. Prendiamo un po’ di tempo e iniziamo a costruire il nostro acquedotto. Vi ricordate la Parabola cosa dice a un certo punto? Paolo continuava a portare secchi mentre costruiva l’acquedotto.

L’importane è capire che costruire un acquedotto non è avere un altro lavoro.

Perché ci sono persone che, uniformandosi alla media, pensano che il segreto sia ottenere un secchio più grande. Aumento di stipendio; il secchio diventa più grande. Non fai più il dipendente, lavori in proprio; il secchio diventa più grande. E allora? Si laureano, prendono un master. Prendono una specializzazione. Questo cosa gli porterà? Un secchio più grande! Aprirai due aziende invece di una. Avrai un secchio più grande.

Il segreto è cambiare totalmente prospettiva e continuare a portare i nostri secchi. Ma costruire anche il nostro acquedotto.

Chi porta i secchi non ha tempo.

Perché tutto il tempo ti serve per portare i secchi. Quante persone rispondono “non ho tempo”? Quante persone abbandonano le cose che gli piace fare? Quante persone per il lavoro, per portare i secchi, devono abbandonare le cose che gli piacciono di più? Quante persone dopo svariati anni arrivano alla frustrazione di Bruno? Quante persone vediamo dopo venti o trent’anni di lavoro che saltano in qua e là e dicono “Yes! Sono contento di aver fatto la mia scelta”?

E’ più facile la frustrazione. E’ più facile la noia della routine. Perché? Perché noi esseri umani siamo nati per essere liberi. E tutti i vincoli ci stressano. Orari. Tempi. Limiti. Quindi costruire un acquedotto vuol dire invece libertà. Perché? Perché i soldi fluiscono sia che tu lavori o no. Sia che tu sei a mangiare, in vacanza, … Ovunque tu sei, i soldi fluiscono. La grande differenza tra portare i secchi e costruire un acquedotto è sempre quella.

Qui devi sempre portare i secchi. Qui fluisce senza che tu sei presente.

Insicurezza, al di là della grandezza del secchio.

Perché si parla di insicurezza? Semplicemente perché ci dovete essere voi a portare i secchi. Questa è la cosa insicura. La cosa insicura è che contate su di voi; è questo il problema. E chi ha un lavoro da dipendente conta anche se vi mantengono il lavoro. Quindi cosa vuol dire questo? Insicurezza, al di là della grandezza del secchio.

Da quest’altra parte invece c’è sicurezza, perché non dipende più da noi. L’acqua continua a fluire sia che noi lavoriamo o non lavoriamo.

Non importa quanto grande è il secchio. Morirà con voi.

Perché? Perché se non c’è chi porta il secchio, i secchi non arrivano. Nell’altro caso continua a fluire agli eredi. Alla famiglia, ai figli. Voglio condividere con voi una perla di saggezza che mi ha fatto riflettere e crescere tantissimo. E’ di una persona ultra stimata in tutto il mondo. E’ stato consulente della Casa Bianca. E’ uno scrittore di primo livello; ha scritto libri con Madre Teresa di Calcutta e tantissime altre persone importanti. E’ uno degli oratori più famosi al mondo. Viene regolarmente chiamato a parlare a seminari di tutti i generi, di tutti i tipi, perché ha una mente brillante. Volete sapere che cosa ha risposto alla domanda “perché fai questa attività”?

- Perché il mio talento morirà, con me. Non avrà niente mia figlia di tutto questo.

Vedete persone che trasportano anche grandi secchi. Vi posso garantire che lui trasporta grandi, grandi, enormi secchi. Oltre a questa attività, costruisce gli acquedotti. Perché? Semplice, perché morirà con lui e vuole che sua figlia abbia un acquedotto. Il regalo che noi si può fare, il più grande regalo che noi si può fare ai nostri figli, alla nostra famiglia è costruirgli un acquedotto prima come nostra responsabilità. E, secondo, insegnargli a costruire altri acquedotti. Perché la potenza che noi abbiamo in questa attività non è solo la possibilità di avere l’informazione e la conoscenza per costruire il nostro acquedotto. Noi in questa attività abbiamo l’informazione e la conoscenza e l’attività per aiutare altri a costruire acquedotti.

Non si può determinare prima quando avrete bisogno di un acquedotto. Attenti, non ho detto se avrete bisogno di un acquedotto, ho detto non si può determinare prima quando avrete bisogno di un acquedotto. Perché tutti prima o poi – abbiamo una vita, abbiamo dei genitori, abbiamo una famiglia – avremo bisogno di un acquedotto.

Lo state preparando?

Created with images by El Bibliomata - "Rovine dell' Aquedotto Claudio in faccia a Santo Stefano Rotondo"

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