Il Palazzo che canta I nonni raccontano ai nipoti memorie e curiosità attorno a Palazzo Arese Borromeo. Le loro storie contribuiscono a valorizzare il patrimonio artistico e a trasmetterlo alle nuove generazioni.

Nei racconti dei nonni si ritrovano elementi di storia popolare, insieme a ricordi personali legati a scorci del centro cittadino e ai diversi usi a cui erano adibite alcune parti delle residenze storiche.

Le narrazioni rimandano a un’epoca caratterizzata da attività agricole e di artigianato, facendo emergere una serie di “istantanee” che riportano in luce vissuti personali e familiari, così come immagini ancora vivide della città, della famiglia Borromeo e della loro residenza. Nelle memorie dei nonni si coglie anche il desiderio di portare alla luce, per i propri nipoti, luoghi familiari e affettivamente significativi, che di volta in volta ospitavano momenti di svago, di lavoro o di incontri quotidiani. Evidente anche l’intento di trasmettere la passione per il patrimonio storico-artistico locale, nella consapevolezza della grande ricchezza offerta alle attuali giovani generazioni. Queste ultime hanno, peraltro, la possibilità di conoscere in modo diretto le residenze storiche, a differenza dei nonni, in quanto il Palazzo era in parte residenza della famiglia Borromeo e in parte sede di attività artigianali o commerciali e non era visitabile, se non per le scuderie e una porzione di giardino.

Immagini del Palazzo Borromeo

Il Palazzo e la famiglia Borromeo

Albero Genealogico della Famiglia Borromeo

Al Palazzo, o meglio al tempietto con la statua del Fauno collocato nel giardino, è legata una leggenda secondo la quale le belle ragazze di Cesano, nel Seicento, giravano velate, per timore di essere rapite da un Borromeo, soprannominato Barbarossa per il colore della sua barba. Nella versione più macabra, le giovani venivano fatte sparire e buttate giù da una scala in prossimità del tempietto, scala collegata a uno spazio sotterraneo.

Tempietto con la statua del Fauno

Le ricerche storiche riferiscono invece come questo tempietto fosse per la famiglia luogo di preghiera e culto e che l’ambiente sottostante fosse una sorta di cantina nella quale si conservavano i prodotti del giardino. L’ambiente non è al momento visitabile in quanto ancora in fase di restauro.

Spazio sotterraneo

Dai racconti dei nonni, legati a tempi più recenti, emerge un ricordo grato dei Borromeo, in particolare di alcuni membri della famiglia, interessati e partecipi delle vicende personali e lavorative degli abitanti di Cesano Maderno: su tutti, il conte Renato, che negli anni Sessanta aveva dato inizio a una scuola di dattilografia e al quale viene riconosciuto un ruolo attivo nell’aiutare le persone a trovare la propria “strada”, avviandole a un lavoro sicuro o accompagnandole in convento.

Macchina da scrivere sinfonica

La vena filantropica dei Conti si manifestava anche nella loro attività a favore dell’Unitalsi, dei quali erano vivaci promotori, ospitando a Palazzo raduni e riunioni di volontari, tra i quali spiccava la Contessina Giustina Borromeo. Il racconto tramandato da una bisnonna riferisce poi della atmosfera festosa in occasione dei ricevimenti tenuti a Palazzo dai Conti e del passaggio di carrozze nobiliari lungo Corso Libertà sino a piazza Esedra… e che da una carrozza sia stata persa una sera una preziosa stola di visone.

Contessina Giustina Borromeo
Vista notturna dell'entrata del Palazzo

La famiglia Borromeo possedeva ampi appezzamenti di terreno, tanto che esisteva un collegamento tra Palazzo Arese Borromeo a Cesano e Villa Litta a Lainate, per mezzo di una strada attraverso il bosco, punteggiata da capitelli dove sostavano le guardie, per garantire un attraversamento sicuro dell’area boschiva dell’attuale Parco delle Groane. A Cesano parte dei terreni in prossimità del Palazzo vennero donati alla parrocchia per la costruzione dell’attuale oratorio don Bosco e dei campi da gioco annessi.

Villa Litta a Lainate e appezzamenti di terreno intorno a Palazzo Borromeo
Parco delle Groane

Una delle nostre nonne, la sig.ra Rachele Caldarini, riporta poi racconti molto personali legati al Palazzo e alla famiglia. La famiglia del marito risiedeva infatti in una parte del Palazzo confinante con l’abitazione dei Conti, in prossimità dell’attuale pasticceria. Nella stessa sezione di Palazzo si trovavano poi un fornaio, una cartoleria e l’abitazione di una levatrice. Il ricordo del Palazzo si intreccia a racconti riferiti dal marito e relativi a episodi della sua infanzia e poi della giovinezza, quando faceva il chierichetto a un monsignore austriaco, ricercato dai nazisti e ospite segreto dei Borromeo. Prima delle nozze, nel 1957, la signora Rachele aveva portato i confetti al Conte, il quale le aveva chiesto di togliere le scarpe con i tacchi per non rovinare l’antico parquet…

Il regalo di nozze era consistito in un antichissimo ritratto di San Carlo Borromeo. Particolarmente affettuoso è il ricordo del Conte Renato: descritto come una persona gentile e molto attenta al prossimo, aveva coltivato un rapporto di amicizia con tutta la famiglia, contribuendo a instradare il marito della sig.ra Rachele alla formazione e al lavoro. Un ricordo particolare riguarda, infine, gli ultimi anni di vita del Conte, che amava farsi accompagnare in auto da uno zio del marito della signora Rachele al Mottarone, per ammirare l’alba e il tramonto sul Lago Maggiore.

Lago Maggiore

Teresa Ceriani e il miracolo di Lourdes

A Palazzo Arese Borromeo la storia locale collega anche la narrazione di una vicenda personale, quella di Teresa Ceriani che, orfana di entrambi i genitori, viveva con la sorella, impiegata nella locale Cooperativa agricola. Di Teresa si conosce pochissimo purtroppo, tanto che una delle nostre nonne, la sig.ra Mariuccia Frigerio, si è messa alla ricerca di informazioni (presso l’archivio parrocchiale di Santo Stefano) per ricostruire la vicenda di questa ragazza. Malata di tubercolosi ai reni e ai polmoni e data per spacciata dai medici locali, nell’estate del 1930 Teresa viene accompagnata a Milano, da dove parte in treno per Lourdes.

Treno per Lourdes

Qui si bagna per quattro volte nella piscina e si ritrova miracolata, ma senza ufficiale documentazione di guarigione. Di seguito non si ha altra testimonianza se non del suo rientro, nel luglio dello stesso anno, completamente guarita, al punto che chi era andato a Milano a recuperarla racconta di come fosse in grado di scendere dal treno con le proprie gambe. Per ricordare il miracolo l’allora parroco aveva organizzato una grande processione e i cesanesi avevano allestito una cappella simile alla grotta di Lourdes. Le statue sono state successivamente collocate in una edicola sul fianco della vecchia chiesa parrocchiale, dove si trovano tuttora.

Cappella e processione a Cesano Maderno

Nei ricordi dei nonni Teresa rivive, in abiti sobri e grigi, in una piccola abitazione, composta da una sola stanza con annesso un cucinino, concessale dai Conti all’interno del Palazzo. Alcuni nonni fanno memoria delle visite a Teresa, quando – di ritorno da scuola – si fermavano davanti alla portineria del palazzo, in attesa del permesso da parte del custode di salire la stretta scala che portava alla sua camera. La donna conduceva una vita quasi claustrale – non c’è prova che sia mai stata vista per le vie del paese – e aveva allestito un piccolo altarino con una statua della Madonna e di Santa Bernadette, portate da Lourdes, davanti alla quale i bambini recitavano una preghiera, in attesa di ricevere in regalo una mentina bianca.

Santa Bernadette e litografia di Lourdes

Il Palazzo nel quotidiano familiare e lavorativo dei cesanesi

Una ulteriore sfaccettatura dei ricordi legati al Palazzo e riferiti dai nonni riguarda l’ambito lavorativo, artigianale e commerciale. I racconti dei nonni riportano di tutta una serie di attività che si svolgevano in spazi del Palazzo adiacenti la strada: la drogheria "Cerati", per gli acquisti minuti di zucchero, con un conto aperto per ciascuna famiglia, oppure il calzolaio, dove si andava a far risuolare gli zoccoli allora calzature utilizzate in modo abituale, in quanto l’uso delle scarpe era limitato ai giorni di festa.

Drogheria Cerati
Nonno Aureliano

Il signor Aureliano Piovesan ha un ricordo affettivo del Palazzo. La famiglia della moglie, infatti, risiedeva nella torretta detta “piccionaia” in prossimità dell’attuale ristorante. A questo si aggiunge anche una esperienza lavorativa nella officina “Magnan”, collocata in quelle che erano le scuderie del Palazzo.

La torretta e le scuderie del palazzo

L’attività, avviata per stagnare paioli, si era poi ampliata sino a comprendere, negli anni Sessanta e Settanta, la costruzione di impianti di riscaldamento a metano, tra i quali anche quello della nostra scuola.

Si ringraziano:

  • la sig.ra Mariuccia Frigerio
  • la sig.ra Teresina Maderna
  • il sig. Aureliano Piovesan
  • la sig.ra Silvana Colzani
  • la sig.ra Pierina Miorali
  • la sig.ra Rachele Caldarini

Un ringraziamento particolare a Matteo Trincas, allievo del corso per "Operatore Grafico" presso il "C.F.P. Belloni" della Fondazione L.Clerici, per l'attenta collaborazione nella realizzazione di questo progetto.

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Cfp "Belloni" - Fondazione L. Clerici
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